venerdì 18 dicembre 2009

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mercoledì 9 dicembre 2009

Non renderti complice del massacro, distruggi il muro dell'apatia

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In memoria di Daniel Wretström 15/10/1983 - 9/12/2000! Ora e sempre Anti-Antifascisti.

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Salem, un sobborgo di Stoccolma, il 9 Dicembre del 2000. E' proprio dopo la mezzanotte che una gang multiculturale di una quindicina di persone circonda ad un ragazzo svedese, che aspetta l'autobus alla fermata di Säbytorsvägen. Il ragazzo, non troppo adolescente alto e magro, aspetta il bus per tornare a casa dopo aver partecipato ad una festa.

- "Fottuto razzista !" cominciano a gridare, mentre si avvicinano a lui. Una ragazza svedese dai capelli lunghi biondi gli grida anche con accento straniero. - "Fottuto razzista! Osi stare qui? Sei impaurito?"

Poche settimane prima dell'accaduto, i media avevano realizzato una campagna d'attacco contro i Patrioti svedesi. Oltre altre cose assicuravano che gli "estremisti dell'ultradestra" avevano assassinato un bambino straniero di sei anni in Germania. Poi si proverà che le accuse erano infondate e che tutto era stato inventato.

- "Colpitelo fino alla morte!" ordina una ragazza alla feccia aggressiva, che si è già data da fare con la preda. La gang sa' che è più che permesso attaccare una persona sospettata di essere razzista. Di fatto, un paio di giorni prima avevano ottenuto la luce verde dalle alte cariche del governo.
Infatti, il primo ministro svedese Goran Persson aveva scritto in un articolo, su uno dei maggiori periodici in circolazione in Svezia che "li schiacceremo!", riferendosi ai nazionalisti. Questa notte, la banda multiculturale è pronta ad applicare alla lettera le parole dette dal primo ministro.

Quando inizia l'aggressione, Daniel si rende subito conto della sua posizione svantaggiata, l'incontrarsi solo di fronte ad un gruppo assetato di sangue armato con oggetti che useranno come armi. Cerca di trovare una via di fuga lanciandosi sul cofano di un auto che passava di lì. "Per favore aiutami!" implora al conducente dell'auto sperando che lo porti al sicuro. Uno della banda grida qualcosa al conduttore, e questo incomincia a far andare il ragazzo fuori della sua traiettoria accelerando e frenando di continuo con la macchina. Il ragazzo cerca di aggrapparsi alla macchina tentando di salvarsi, ma la banda lo afferra e lo lancia sull'asfalto. La macchina fugge e il pestaggio continua.

Ora incominciano a dargli calci e a colpirlo con delle spranghe sia sul corpo, sia sulla testa. Dopo un momento d'intensa violenza uno degli aggressori si arma di una sbarra di ferro di quasi un metro e mezzo di lunghezza e incomincia a colpire il ragazzo alla testa senza fermarsi sino a quando una ragazza che passava di lì incomincia a gridare istericamente, pregando la bestia che si fermi. Una ragazza della banda si fa avanti e dice "Questo razzista se lo merita!", e il ragazzo della banda alza la spranga in alto per intimidire la ragazza accorsa in aiuto.

Arrivati a questo punto, uno della feccia che era corso a chiamare il fratello torna e incomincia a saltare sul collo e sulla testa del ragazzo ormai in condizioni critiche. Il fratello maggiore è venuto per dargli ciò che si merita ad uno di questi detestabili razzisti che "uccidono i bambini" e che sono una minaccia alla "democrazia", e ora lui sente l'odio pulsare nel suo sangue.
"Fuori dal mio cammino, ho un coltello!" grida con grand'eccitazione, e si lancia contro il ragazzo ormai svenuto, impugnando forte il coltello. Gli altri membri della banda lasciano il passo a Khaled Odeh, che si siede sulla schiena di Daniel. Alza e conficca il coltello una e più volte. Dopo aver accoltellato quattro volte il ragazzo alla schiena, il coltello si spezza a metà. Khaled afferra la testa del ragazzo con la mano sinistra per girarla.

Sente un furioso odio per quel ragazzo mutilato, un ragazzo che minaccia la democrazia, un ragazzo che assassina i bambini, per questo deve essere schiacciato. Così decide cosa fare. " lo ucciderò".
Quelle parole navigano nella sua mente ossessivamente quando introduce il coltello nella gola di Daniel.
Soddisfatto del aver liberato la società da un razzista, lentamente si alza in piedi. Il sangue che gli copre la mano è ancora caldo. Guarda attorno a sé a la gente che lo osserva e gli grida che nessuno deve non aver visto niente. Poi fugge dal luogo del delitto con suo fratello. Il resto della feccia si disperde in varie direzioni e scompaiono. "Schiacciare il razzismo!", qualcuno grida nell'ombra.
Però Khaled Odeh è stato visto. La ragazza svedese che ha visto il brutale assalto si avvicina al ragazzo con le lacrime agli occhi. Daniel cerca di
alzare la testa ma non ci riesce. I suoi vestiti sono pieni di sangue che esce a fiumi dall'arteria del collo. Tenta di respirare ma dalla sua bocca esce solo un debole soffio quando cade di nuovo sul gelido asfalto. La vita di Daniel Wretström è finita, mentre la ragazza cerca disperatamente di salvarlo.

Quando Daniel era vivo, inondava tutto intorno a se di risa e d'allegria. I suoi amici e i familiari lo descrivono come una persona molto considerata, amabile e molto popolare. La fiamma dei suoi occhi si spense quando teneva appena diciassette anni e aveva tutta una vita davanti a sé. "Mio figlio Daniel era un ragazzo affascinante con lo scintillio negli occhi" ci racconta la madre. "Lui illuminava la vita con il suo humour e i suoi scherzi. Non sempre i giorni sono splendenti, però tutto quello che abbiamo vissuto ci unisce fortemente l'uno con l'altro. Lui trovava la tranquillità e la calma quando andava a pescare, poteva starsene ore ed ore in barca solo osservando e godendosi la pace. Presto capii di lasciar perdere di aspettare Daniel dentro un negozio di pesca, dove restava molto tempo prima di uscirne. A Daniel lo incantava pescare, conoscere ragazze, suonare la batteria e stare con la sua famiglia. La mia opinione è che Daniel era un ragazzo meraviglioso di cui io ne ero fiera. Se qualche volta ci arrabbiavamo la parola "mi dispiace" era molto importante. Spesso mi
diceva "mamma, ti amo", e gli amici che lo sentivano mai lo riprendevano per questo. Daniel era un ragazzo che dava una grande impressione alle persone che conosceva, e conquistò molti cuori. Ogni volta che guardo fuori la finestra della cucina, verso la piccola casa di Daniel, vedo una finestra buia, senza luce, e mi domando, perché ti presero la vita?"

Le conseguenze legali sono state tracciate come un'autentica farsa, dove i giudici e i giuristi dichiararono la gioventù svedese come fuorilegge e senza diritti civili. L'assassino, Khaled Odeh, fu condannato per omicidio e fu inviato a sottoporsi ad un trattamento psichiatrico dato che il tribunale concluse che soffriva di un'instabilità di mente nel momento del crimine.
Quando si formula così il verdetto non è inusuale che il colpevole si dichiari "riabilitato" e sia liberato nel giro di un anno. Solo sei membri della banda furono giudicati dal tribunale. A tre di loro gli si obbligò a quaranta ore di servizio per la comunità e di tenersi in contatto con i servizi sociali. I due restanti furono obbligati a pagare 1.800 corone svedesi (pari a 200 euro) in garanzia e gli si concesse la libertà.

Viene da chiedersi così poco vale la vita di un giovane svedese? Meno che un biglietto? D'altronde non era l'unico cui non piaceva guardare questa società e di come si distrugge e si brutalizza.

domenica 15 novembre 2009

From Torino

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In occasione del presidio per chiedere spazi sociali indetto dagli autonomi nazionalisti torino e del concerto contro il capitalismo presente una delegazione con drappo al seguito.
Riportiamo di seguito il link della notizia:

lunedì 21 settembre 2009

Informarsi per reagire atto secondo

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Alle parole seguono i fatti..informasi per reagire e diffondere per informare.

martedì 8 settembre 2009

INFORMARSI PER REAGIRE

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E' sempre troppo facile cadere nella retorica dell'impotenza, quando si tratta di tematiche così importanti come la globalizzazione, il tempo sta dimostrando attraverso le continue crisi di mercato, il fallimento sempre più palese del Capitalismo,che continua ad essere proclamato sistema economico perfetto.
Se fattivamente per la "gente comune" è impossibile agire concretamente contro i potenti che governano su tutti i fronti l'economia e ogni aspetto della vita del mondo, abbassare la testa e far finta di nulla non porta a niente,se non a subire gli effetti di questa grande macchina.
Per questo è assolutamente utile informarsi e diffondere, per poter creare e allargare una coscienza di protesta condivisa.
Questo mese di settembre, le stesse élites politiche che hanno creato la situazione di crisi che tutti viviamo sulla pelle, si riuniranno a Pittsburgh per spingere le politiche che danneggiano i lavoratori, i diritti umani, l'ambiente e la nostra qualità di vita.

Ma cos'è il G 20 ?

Il g 20 è nato formalmente nel 1999 per riunire i maggiori paesi industrializzati e le economie in via di sviluppo per discutere i punti chiave dell’economia mondiale, rappresentanti del g 20 sono i ministri delle finanze ed i governatori della Banca centrale dei rispettivi paesi. Il G20 rappresenta i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre a più del 90% del PIL mondiale. Temi ufficiali saranno le strategie da adottare per la ripresa economica, i fnanziamenti al Fondo Monetario Internazionale ( in cui l'Italia proprio in questi giorni sta rischiando di perdere il proprio status) ed infine il tema del clima, su cui si attendono pochi risultati, in vista della conferenza di Copenhagen di dicembre.

E Perchè è giusto combattere il capitalismo?
Perchè da tempo ci viene propinato il binomio capitalismo = benessere assolutamente falso, in quanto nel tempo è stato possibile vedere come il capitalismo faccia arricchire pochi sulle spalle (in questo caso spesso sulla mano d'opera) degli altri, non e' un caso che negli ultimi anni abbiamo assistito progressivamente alla quasi scomparsa delle piccole e medie imprese mentre le 500 maggiori multinazionali detengono il 70 % circa del mercato globale. Inoltre le stesse multinazionali sono agevolate e in molti casi un tuttuno con organismi di assoluta importanza quali WTO o F.M.I.
Sfruttamento, inquinamento, povertà, distruzione dell'ecosistema, avidità, saccheggio delle risorse, disoccupazione, concentrazione delle ricchezze, consumismo esasperato, mercificazione della vita, crescita delle diseguaglianze...ecco cos'è il capitalismo.
Vale ancora la pena abbassare la testa?

lunedì 7 settembre 2009

"De Benedetti? Vi spiego chi è davvero."

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«Una montagna di miliardi comprando (a poco) dallo Stato e vendendo (a molto) per le sue tasche. Così hanno fatto i soldi - quelli veri - in tanti in quegli anni, compreso l’ingegner De Benedetti. E così sognano di farne ancora e di più. Un giochetto che Bettino Craxi e chi stava all’epoca con lui al governo non gli avrebbe mai permesso e per questo chi più chi meno siamo stati massacrati. Adesso la storia si ripete. E probabilmente ora l’ostacolo da abbattere si chiama Silvio Berlusconi».
Ex segretario del Partito Liberale, per quasi 10 anni ministro della Sanità e poi dell’Industria (proprio con il primo governo Craxi) Renato Altissimo fu uno dei testimoni oculari di quella stagione che portò prima alla rimozione della classe dirigente con Tangentopoli e dopo al grande sacco dell’Italia attraverso le privatizzazioni «all’amatriciana» di decine di aziende pubbliche.
«Storie che gridano vendetta - batte i pugni sul tavolo con la rabbia di chi ha già assistito allo stesso crimine -. Dietro i racconti di lenzuola, i siluri dei giornali di De Benedetti e dei suoi amici, e persino - di complemento - le litanie quotidiane di Franceschini e Di Pietro, c’è una posta altissima. Miliardi di euro».
Ma va’! C’è la crisi… in Italia tutti piangono che non c’è una lira. Dove sarebbe questo bengodi?
«Stavamo male anche agli inizi degli anni ’90. Il debito pubblico era consistente. La lira si batteva con le altre monete con la forza di una piuma. E l’inflazione rischiava di mangiarsi i risparmi di imprese e lavoratori. Eppure proprio a quell’epoca c’è chi ha fatto i più grandi affari della sua vita, guadagnando in poco tempo migliaia di miliardi. Ovviamente il conto, salatissimo, è stato ancora una volta pagato dallo Stato».
Sia più chiaro. Lei era ministro dell’Industria e fino al 1992 segretario di uno dei partiti di governo, il Pli. Cosa è successo?
«Lo raccontava bene mercoledì scorso Geronimo sul Giornale. La sinistra mandata al governo da Tangentopoli, col sostegno palese, mai smentito, dell’Ingegner De Benedetti, ricambiò la cortesia consentendo la svendita di beni dello Stato - cioè di tutti - proprio al gruppo di Ivrea. La vicenda più incredibile fu quella di Omnitel e Infostrada. La prima, ottenne la concessione per diventare il secondo gestore della telefonia mobile a urne aperte, era il 1994, appena in tempo per pagare il “debito di riconoscenza” prima della sorprendente vittoria di Berlusconi contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, D’Alema e compagni. La seconda, Infostrada - cioè la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato - fu ceduta all’Ingegnere per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. Subito dopo De Benedetti vendette tutto per 14mila - ripeto - 14mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman. L’Ingegnere è diventato ricco. Lo Stato decisamente più povero».
Una rondine non fa primavera…
«Ma qui di rondini è pieno il firmamento! Altre plusvalenze miliardarie sono arrivate con Telecom, Seat-Pagine Gialle, Autostrade e così via. Per non parlare delle banche che appartenevano all’Iri. Oggi nessuno sa chi sono i veri proprietari delle grandi banche, tranne i soliti noti».
L’Ingegnere è stato più bravo di altri. Ha vinto sul mercato...
«Ma che mercato e mercato. Questo è capitalismo di rapina. Sulla Sme io stesso feci presente al presidente dell’Iri dell’epoca - sto parlando di Romano Prodi - che c’erano altri gruppi molto interessati a comprare l’azienda. Mi fu risposto picche, che di vendere la Sme proprio l’Iri non ci pensava nemmeno lontanamente. Tre mesi dopo aveva concluso la svendita a De Benedetti!».(1)
Possibile che fosse così facile far tanti soldi?
«Mica per tutti. E mica così facile. Il primo problema era Craxi e la classe dirigente dell’epoca. Noi non avremmo permesso un tale saccheggio del Paese. Una delle ragioni importanti (e non certo la sola) che stavano dietro alla Operazione Mani pulite fu proprio la rimozione dell’ostacolo rappresentato da quella classe dirigente. Le inchieste colpirono in maniera chirurgica alcuni partiti e tennero fuori dalla mischia altri. Il Pci che sponsorizzava i capitani coraggiosi non fu raggiunto nemmeno da uno schizzetto di fango. La fattura fu saldata nel giro di qualche anno. E il prezzo per la collettività è stato altissimo».
Qual è il legame con la situazione odierna?
«La logica e gli interessi sono ancora gli stessi. O qualcuno pensa che le cannonate di Repubblica e L’espresso siano un capriccio dei direttori all’insaputa del loro editore? Il metodo è lo stesso. Far fuori chi governa per far posto a chi può saldare il conto. Una cosa però è molto diversa rispetto a prima».
Cosa?
«Vedo troppo nervosismo. Troppa fretta di dare la spallata. Forse, nonostante i tanti soldi guadagnati, sotto sotto quei gruppi si sono indeboliti e forse sono in difficoltà. Certo, con un governo amico, magari con a Palazzo Chigi qualche “neo” campione delle privatizzazioni, il panorama sarà più roseo…».>>


http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=378414&START=0&2col=



(1) Agli atti del processo vi è poi il clamoroso interrogatorio dell’allora ministro dell’Industria, Renato Altissimo, che al giudice racconta dei rapporti tra Prodi e De Benedetti nell’appalto per la Sme: «Un gruppo americano si disse interessato all’acquisto della Sme, così chiamai l’allora presidente dell’Iri, Prodi, e glielo feci presente. Prodi mi escluse categoricamente che la Sme, pezzo pregiato dell’Iri, sarebbe mai stata venduta. Poi quando pochi mesi dopo De Benedetti mi chiamò per comunicarmi che aveva preso la Sme, parlai nuovamente con Prodi. Ero decisamente sorpreso. Gli dissi perché a Carlo De Benedetti sì e agli altri no, e lui mi rispose secco: “Perché Carlo ha un taglietto sul pisello che tu non hai”...»

domenica 6 settembre 2009

Coming soon

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